lunedì 2 febbraio 2009

Il libro... si rispetta o si "vive"?

L'amore per la lettura ha, per me, qualcosa di intimo ed emotivamente molto coinvolgente. E fino a qui credo proprio di non dire nulla di nuovo. L'emozione che arreca un testo, a mio parere (o piuttosto a mia... sensibilità) ben scritto, per me rappresenta un ché di indescrivibile. Spesso e volentieri al contenuto preferisco lo stile e tendo a ricordare molto più un periodo per come è scritto piuttosto che per quello che vuole dire: un aggettivo, una sequenza verbale, una sfumatura avverbiale mi fa letteralmente andare in brodo di giuggiole e tutto il resto passa in secondo piano, anche la più originale delle idee o la più stravagante delle intenzioni. Il torneo di quiddich di Harry Potter? Semplicemente fantastico: impossibile non riconoscere l'infinito nella fantasia umana, chinandosi a tale ricchezza e, soprattutto, apprezzare chi ne fa un così abile uso. Potrei fare altri mille esempi, più o meno originali, e certamente ognuno di noi a seconda delle inclinazioni personali riuscirà a trovare altre abili prove nella letteratura di ogni tempo e luogo. Ma quando la scrittura è considerata cibo per l'anima, è necessario andare oltre il contenuto. A prescindere da quello che dice, resto invaghita dalla capacità che lo scrittore ha di utilizzare la parola giusta al momento giusto. Usando il linguaggio scritto con arte e misura, senza eccedere e con una naturalezza che rispetta il ruolo, il significato, il valore delle parole. E questo rappresenta per me un libro. Io il libro lo vivo, lo tocco, lo sporco (considerando i miei lunghi viaggi quotidiani in autobus e metro...), prendo nota sui margini delle sue pagine, sottolineo con i colori (rigorosamente sfumature pastello... lo so è una delle mie "fisse"!) e metto anche qualche post it. C'è sempre una matita nel suo interno, accompagnata da un segnalibro perché, quantunque lo viva fino in fondo, odio le cosiddette "orecchie". E sì, perché il libro va anche rispettato...

Post Scriptum
Sto per terminare "L'eleganza del riccio" (di Muriel Barbery): al di là dei contenuti, semplici e legati alla quotidianità dei protagonisti, questo è un libro che rappresenta per me l'essenza della lettura, insomma quello che ho provato a dirvi con questo post. A seguire "A un cerbiatto somiglia il mio amore" (di David Grossman) che sta lì e mi osserva, pronto per essere vissuto...

14 commenti:

la signora in rosso ha detto...

IO sono ingorda nel leggere i libri, li consumo....per poi ritornarci su.Devo prima finirlo e dopo rivedere le parti che più mi hanno colpito. Vorrei essere come te.

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Ciao LAuretta si rispetta certo, ma secondo me bisogna un po viverlo, tu che ne pensi?

Francesca ha detto...

I miei libri sono pieni di sottolineature, appunti e anche orecchiette... Ma credo che sia nel mio trattarli "Male" che li rispetto. Sono una persona piuttosto disordinata e i libri dopo mi somigliano, diventano davvero "miei"...
Un abbraccio
Francesca P.S. Ottima lettura. Romanzo che ho molto amato.

LM ha detto...

a volte mi capita di sottolineare, prendere note, soffermarmi. a volte mi capita di legegre un libro per il gusto istantaneo di leggerlo, per il piacere del momento. e poi un pò mi dispiace, perchè trattengo poco o nulla di ciò che ho letto. anche a me è piaciuto molto l'eleganza del riccio, mi ha affascinato molto la frase "cercare il sempre nel mai" e cerco di ricordarmela spesso, per metterla in pratica nella mia vita.

Romano Scaramuzzino ha detto...

Anche io tratto i libri come fai tu, tranne quelli rilegati, i classici da collezione.

Un caro saluto

Gianna ha detto...

Mi piace e condivido il tuo "gusto" della lettura.

Sono gelosa dei miei libri,preferisco regalarli piuttosto che prestarli.

Anonimo ha detto...

Purtroppo io sono supermaniaco! Devono rimanere intonsi... :-)

Leonardo ha detto...

La cura che tu hai con i libri che leggi io la metto negli spartiti musicali...
Sempre libri sono,anche sotto forma di raccolte!

Un caro saluto.

Pino Amoruso ha detto...

I libri devono essere trattati sempre con cura e rispettati. Chi non lo fa non ama la lettura e la cultura...

Anonimo ha detto...

Ti lascio un saluto, in attesa di qualcosa di nuovo...

Blog su blogger di Tescaro ha detto...

Hola LAuretta buona settimana. .-))

Francesca ha detto...

Non sono daccordo con Pino Amoruso... Un libro è come un viso: quando il tempo trascorre un volto ha rughe, segni, macchie che raccontano una storia, che parlano di te. I libri che ho letto si riconoscono rispetto a quelli che ancora non ho toccato. Sono pieni di rughe ma è in questo viverli, toccarli, annusarli, portarmeli sempre dietro che dimostro il mio amore per loro. Ognuno vive la cosa in modo diverso...
Un abbraccio
Francesca

Barbara ha detto...

Io sto sprofondando nella nella lettura di Amos Oz e vi cerco, come faccio ogni volta, qualcosa che sia scritto per me.
A commento di questo tuo bel post ti lascio una perla di Erri De Luca, scrittore che mi accompagna ormai da molti anni:
"Conoscevano le mie pene, i bisogn, gli scontenti. In ognuno di loro c'era una frase, una lettera che era stata scritta solo per me. Sono stati la vita che seconda, che insegna a correggere il passato, a dargli una presenza di spirito che prima non ebbe, a dargli un'altra possibilità. I libri insegnano ai ricordi, li fanno camminare....è stato bello per me girare la pagina letta e portare lo sguardo in alto a sinistra, dove la storia continuava" (Erri De Luca, In alto a sinistra).

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good