venerdì 17 agosto 2007

Sono fiero di essere italiano, mi vergogno di essere italiano

Abbiamo dominato l’Europa. Abbiamo portato conoscenza e sapere. Abbiamo creato infrastrutture, acquedotti e tutto ciò da cui ogni popolo, anche se sottomesso, potesse trarre beneficio.
Nel mare nostrum ci sono ancora porti di realizzazione romana ove attraccano navi di ogni stazza. Strutture perfette che non sono state scalfite dal tempo. Ma negli anni, anche dopo il dominio romano, abbiamo continuato a lasciare il segno nel vecchio continente (matematica, filosofia, musica sono arti che insegniamo dicendo la nostra sempre a testa alta). In seguito, anche in periodi di decadenza strutturale, la cultura made in Italy ha continuato a diffondersi: radio, nucleare e anche telefonia, in tutto il mondo, ci siamo sempre distinti.
Come mai, dunque, soprattutto in Europa ci odiano?
Spesso il termine “Italia” è considerato sinonimo di “Mandolino”, “Spaghetti”, “Pizza”, “Mafia”.
Ci odiano, ci amano ma, incredibilmente, ci copiano. Ne è un esempio la diatriba Bell-Meucci. E con essa quella di molti altri italiani rimasti sconosciuti alla storia pur avendone scritto pagine importanti. Ha vinto il più forte, ma anche il più prepotente. Negli ultimi anni le cose sono decisamente degenerate. Sulla terra è comparso il “messia”, berlusconi (mi permetto di farvi notare la voluta minuscola, che la nostra lingua esige per i “nomi comuni di cosa”) che con il suo ambiguo modo vivere, emblema stesso della sua “tv spazzatura”, ha plagiato la mente degli italiani inculcandovi l’idea di poter vivere al di sopra delle proprie possibilità. Per i giovani, invece, ha creato falsi miti e falso benessere: veline (leggi “prostitute di lusso”), i vari Calissano dediti più a far uno di stupefacenti che a recitare, i vari Lapo che si permettono persino di fare i moralisti dopo aver “degustato” più droga loro che Maradona nei giorni migliori. Pensate ad un vip (ma anche ad un politico con tanto di scorta a seguito o ad un deputato in compagnia di gentili donnine in una suite al centro della capitale), preso con svariati grammi di cocaina in tasca. Che fa la giustizia? Lo grazia solo perché membro di un’importante famiglia di industriali, gli augura di tornare presto e, più tardi, lo eleva persino ad esempio. Esempio per chi? Se fossi stato io, Armandrex, preso con gli stessi grammi in tasca, avrebbero agito allo stesso modo? E dopo mi avrebbero fatto fare la morale sulla rete di Emilio Fede? Sarei, senza ombra di dubbio, ancora in carcere (in attesa di un improbabile indulto) o, se fuori, non avrei sicuramente né un lavoro né l’opportunità di fare della morale gratuita…
Ci rendiamo conto, dunque, che degli italiani del XXI secolo resteranno soprattutto storie di sanguisughe ed arrivisti condite da squallidi gossip?
Non è facile guardarsi indietro ed avere la consapevolezza che personaggi del calibro di Pertini, Mussolini, Garibaldi, Marconi, Mazzini, Galilei (e di tanti altri che, come loro, hanno profondamente desiderato la costruzione della nostra amata patria) rappresentano icone sbiadite di un passato purtroppo lontano.