martedì 4 settembre 2007

Considerazioni...

Una persona che conosco ha finto una malattia per anticipare l’assenza dal luogo di lavoro per maternità. Per caso, mi sono trovata a leggere la lettera con cui comunicava al suo capo l'evolvere della situazione. Con un pietismo ed una falsità spinti all’inverosimile la persona in questione metteva al corrente l’azienda dell'accaduto invitando i destinatari della missiva alla comprensione, sia dal punto di vista umano, sia dal punto di vista professionale: “l’esito della visita medica a cui mi sono recentemente sottoposta non è stato quello sperato; mi è stato riscontrato un disturbo che mi costringe ad anticipare la mia assenza dalla sede lavorativa e, pur sapendo di mettere in difficoltà le colleghe, vi dico in tutta sincerità che il mio pensiero, in questo momento, va altrove”. Non so per quale oscuro e viscido intento, la diretta interessata mi ha messo al corrente della situazione, di quella reale, intendo. Abitando piuttosto lontano dalla sede lavorativa e trovando ovviamente un medico compiacente, ha ideato questa messinscena per ottenere un esonero anticipato e posticipare il più possibile un auto-licenziamento già messo in conto da tempo. Prima la gravidanza (ovviamente opportunamente pianificata), poi la malattia. Il tutto per temporeggiare ancora un altro intero anno e continuare a portare a casa lo stipendio. Impossibile non provare nemmeno un brivido di rabbia. Era necessario arrivare a tanto? Calpestando l’animo di altre donne, di quelle realmente malate o che hanno difficoltà nel concepimento. Di quelle che non riescono a trovare lavoro. Di quelle che per comportarsi sempre in modo onesto, hanno pagato in prima persona. Di quelle che credono che i bambini siano frutto di amore e non di squallida pianificazione. Non è il primo caso, né sarà l’ultimo, lo so. Ma è la conferma che c’è qualcosa che non va, qualcosa di subdolo che fa inceppare il meccanismo dell’onestà. La stessa per la quale fanno scudo con il loro corpo tante persone che, negli angoli più remoti del mondo, combattono per i diritti umani.
Forse in qualche modo avrei dovuto fermarla.
Ma come? “Facendo la spia”? Invitandola a riflettere? Scrivendo lettere anonime? Non mi appartengono questi atteggiamenti estremi, la disonestà mi rende ebete. Il mio umore è stato spezzato in due. I valori in cui credo sono stati messi in discussione. Si tratta di una piccola briciola nel mare del nulla che mi ha dato la consapevolezza che non esiste giustizia umana in queste cose.

Post Scriptum
La persona di cui sopra vanta un tenore di vita medio-alto, è laureata e la famiglia di provenienza è agiata.

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